lunedì 11 marzo 2013

Bentornata

Sono tornata in ufficio da due mesi. Due mesi molto intensi che sto ancora cercando di metabolizzare. Ci riuscirò forse solo dopo che ne saranno passati altri due e allora sarò da capo, mai in pari con gli eventi, la vita e le rielaborazioni varie. Nulla di nuovo. Come tante donne faccio il mio ritorno sul lavoro dopo un anno a casa in maternità. Un anno in cui ho sorriso, sofferto, pianto di gioia, di commozione, di felicità assoluta e pianto per disperazione, per senso di inadeguatezza e incapacità. Un anno diverso, unico, speciale, meraviglioso, faticosissimo… un anno impossibile da raccontare in poche righe. Trovo tutto stravolto e la cosa si intona perfettamente alla mia vita già completamente trasformata in tutte le sue parti. Ecco cosa trovo: un ufficio completamente nuovo. La mia azienda si è fusa incorporata, inglobata…il mio nuovo ufficio è fichissimo e dista ben 35 km da casa. Accidenti. Ok, pazienza. Guardiamo il lato positivo: è un ottimo posto di lavoro, c’è la crisi, sì ok è un po’ scomodo e un po’ lontano, il mio bimbo è piccolo, devo guidare tra traffico, nebbia, neve … io come mille altre persone. Ce la farò, l’importante è avere un lavoro. Non devo essere “choosy”. Ho un nuovo capo. Una persona, cortese, sensibile, pare molto preparata e competente. Mi dice “ Ho sentito molto parlare di te, sarà un piacere lavorare insieme”. “Wow” mi dico. Che accoglienza, mi sento davvero fortunata e ringrazio. Dopo pochi giorni arriva la riunione di riorganizzazione dell’ufficio. Ovviamente tutto ciò che erano le mie aree di competenza precedenti restano frammentate e in carico ad altre persone che ne hanno curato le sorti durante l’anno di mia assenza; nulla di più normale benchè profondamente ingiusto. Anche qui, enorme lato positivo: l’idea di tornare su cose vecchie, clienti vecchi, annose questioni e annose dinamiche tutto sommato non è che sia proprio la mia massima aspirazione quindi benvenga. Aria nuova, cose nuove, settore nuovo. In fondo sono una nuova persona. Sono sempre io ma ho il cuore più grande, la testa più veloce, la presa più forte, le spalle più larghe.. Ho imparato a pensare più in fretta, ad organizzarmi meglio, a fare più cose contemporaneamente… quelle solite abilità che ogni mamma sviluppa in modo sovraumano per sopravvivere. Passano le settimane e mi rendo conto che sto portando avanti questioni di davvero ridicola importanza rispetto a ciò di cui mi occupavo precedentemente e mi viene assegnato un progetto altamente improbabile, ma almeno piuttosto divertente, forse perché con zero aspettative tutto risulta più leggero. Prima che l’ombra della parola “mobbing” facesse capolino nella mia testa ho fatto un breve recap: sono tornata a lavorare e l’indipendenza ritrovata mi rende felice. L’organizzazione baby sitting regge a meraviglia, il mio bimbo cresce sereno, ho oggettivamente meno incarichi di prima e totale capacità di svolgerli in meno ore. Impiego molto più tempo a raggiungere il mio posto di lavoro. Il passo è breve, decido di fare la domandona: “Visto che il carico di lavoro è gestibile, visto che sono più lontana da casa, visto che ho un bimbo molto piccolo e una organizzazione familiare notevole ma complicata, posso trasformare il mio contratto full time in un part-time di 6 ore? Oppure possiamo organizzarci con un po’ di flessibilità per fare un orario più vantaggioso per tutti? Part time verticale/orizzontale/obliquo…quello che volete?” Non l’ho messa giù proprio così, sono stata diretta ma molto più diplomatica e ho ben argomentato la questione perché, ne sono profondamente convinta, sono un affare. Chiedo di lavorare uguale ma essere pagata meno. In tempi come questi io credo non sia poco. Risposta: “Purtroppo la policy aziendale non prevede questo tipo di agevolazioni. Ci dispiacerà molto se deciderai di prendere altre strade però umanamente ti capiremo”. Ah e… by the way…Bentornata.

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